Lo smart contract è la trascrizione di un contratto in un codice che ha la capacità di verificare automaticamente l’avverarsi di determinate condizioni contrattuali e si basa su script che leggono le varie clausole del contratto.
I primi cenni di smart contract nascono negli anni ‘70 ma è nel 1996 che fu coniato il primo smart contract nel white paper “Smart Contracts: Building Blocks for Digital Free Markets” quando Nick Szab ebbe l’idea di incorporare una serie di dati contrattuali all’interno di un software capace di automatizzare l’esecuzione e attivare delle conseguenze nel caso in cui le clausole non venissero rispettate.
Il rapporto tra blockchain e smart contract avviene nel momento in cui nasce la necessità di rendere questi contratti digitali affidabili e sicuri ed è qui che la blockchain assume il ruolo di autorità garante e di controllo che attesta l’immutabilità delle clausole e ne verifica l’esecuzione al realizzarsi delle condizioni stabilite.
Facciamo un esempio concreto: laddove si effettua l’acquisto di un bene o di un servizio multimediale basta incorporare tutte le informazioni relative all’acquirente, al bene, al prezzo e alla modalità di pagamento all’interno di uno smart contract e, una volta inserite in blockchain, non potranno più essere modificate.
Lo smart contract gestirà tutti gli aspetti definiti nelle clausole del contratto e, in caso di insolvenza, interverrà bloccando il bene o sospendendo l’erogazione del servizio.