La Caritas era una società a responsabilità limitata con capitale pari a 500 dollari fondata da Ioan Stoica nella città di Brasov, in Romania, e con sede a Cluj-Napoca, nel 1992.
L’azienda nacque come un’organizzazione di aiuto reciproco, da cui deriva il nome Caritas, con lo scopo di migliorare le condizioni economiche della Romania, paese orami stremato dalla rivoluzione romena del 1989 dalla dittatura comunista di Nicolae Ceaușescu.
Stoica garantiva in soli 3 mesi un guadagno pari ad 8 volte il capitale depositato da ciascun investitore ma purtroppo si trattava di un clamoroso schema Ponzi: milioni di investitori, derivanti da ogni tipo di classe sociale vennero attirati all’interno dell’organizzazione che in soli due anni, tra l’aprile 1992 e l’agosto 1994, raccolse capitali per un totale di circa 5 miliardi di dollari americani.
La Caritas ebbe un forte espansione anche grazie all’appoggio di Gheorghe Funar, sindaco della città e presidente del gruppo nazionalista del PUNR, il Partito dell’Unità Nazionale Romena, che fu uno dei maggiori sostenitori di Stoica e gli diede una grandissima visibilità attraverso spazi pubblicitari e quotidiani locali.
Come ogni schema Ponzi, inizialmente gli interessi vennero puntualmente liquidati e lo stile di vita dei cittadini della città di Cluj-Napoca crebbe vertiginosamente: i prezzi dei beni di consumo e delle proprietà immobiliari incrementarono in maniera vertiginosa e la città divenne la quinta in Europa come numero di automobili vendute.
Ma nel 1993, l’economista a capo della Banca Nazionale della Romania, Daniel Dăianu, a seguito di una scrupolosa analisi mise in serio dubbio la sostenibilità del sistema preventivando un ipotetico rischio di fallimento nel breve termine e nei giorni successivi diverse testate giornalistiche di tutta Europea iniziarono a dar credito alle sue parole.
Nell’autunno del 1993 la rivista The Economist affermò che, nel caso in cui non si fosse posto un freno agli investimenti, il giro di affari della Caritas avrebbe potuto superare il valore del PIL dell’intera nazione, e in caso di default aziendale, avrebbe potuto mettere in discussione la stabilità del nuovo governo.
E come previsto, la Caritas diventò insolvente a partire dall’ottobre 1993, riuscendo a garantire il pagamento dei premi solo ad i primi investitori, fino al 19 maggio 1994, giorno in cui la società finì in bancarotta.
Dopo il fallimento, il governo introdusse una legge che vietò la creazione di altre strutture simili solamente nel 1994, ma ormai era troppo tardi: si stima che oltre 4 milioni di cittadini rumeni, circa un quarto della popolazione, videro svanire i risparmi di una vita ed il Paese tornò nella più profonda crisi economica.
Il volume complessivo dei depositi fu di circa 5 miliardi di dollari, pari alla metà della spesa pubblica dell’intero stato nel 1993; il presidente della Banca Nazionale della Romania stimò che furono state investite un terzo delle banconote in circolazione.
Nel 1995 Ioan Stoica, incapace di far fronte ai debiti della società, venne condannato a 7 anni di carcere per frode ma la pena fu ridotta in appello ad un anno e mezzo e fu rilasciato nel giugno 1996.